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Introduzione all'autosvezzamento


Per lunghe settimane la piccola Daphne ci aveva osservati mentre mangiavamo, finché un giorno d’Estate in un ristorante di Arezzo decise di allungare una mano, rubandosi un pezzettino di salsiccia. Pochi giorni dopo ripeté il gesto con della salsa agrodolce del ristorante cinese e quindi con della piadina romagnola ancora tiepida.

Senza denti si mastica male, questo è chiaro, ma i primi assaggi di nostra figlia avevano sicuramente un valore esplorativo: se noi adulti dimostravamo così tanto interesse nel riempirci sistematicamente la bocca di quella roba, forse un motivo doveva pur esserci.

L’interesse di Daphne per il cibo, assieme alla capacità di tenere la testa sollevata e la perdita del riflesso di estrusione, costituiva l’ultimo in ordine temporale dei segnali indicati dall'OMS del fatto che fosse pronta ad incominciare l’alimentazione complementare, classicamente detta svezzamento, così decidemmo di partire… ma come?

Tavola-apparecchiata-per-tre
Pronti per mettersi a tavola!
In rete circolano numerose liste di alimenti “giusti” o “sbagliati”, spesso in contraddizione fra loro, in molti casi ridicole. Ad esempio alcuni considerano fondamentali e irrinunciabili alimenti che sino a pochi decenni fa erano del tutto irreperibili, dimostrando così che tanto irrinunciabili non possono essere, visto che tutti coloro vissuti più di mezzo secolo fa ne hanno fatto a meno.
L’estremo dogmatismo di queste liste, inoltre, appare in evidente contraddizione con la grande versatilità della nostra specie, che bene o male sopravvive allegramente a tutte le latitudini e con alimentazioni molto differenti.

Ci sono stati di aiuto il libro di Lucio Piermarini "Io mi svezzo da solo" ed il sito web gestito da Andrea Re Autosvezzamento.it , che ci hanno suggerito di abbandonare ogni dogmatismo, presentando alla bambina gli stessi cibi che consumavamo noi.
In aggiunta, abbiamo deciso di evitare portate separate, ma piuttosto di presentare un unico piatto con dentro con alimenti appartenenti a diverse categorie nutritive, in modo che Daphne potesse mangiare un po’ di questo e un po’ di quello, fermandosi quando lo riteneva opportuno.
Invece di ricorrere a cibo artificiosamente spappolato, abbiamo presentato delle cose tagliate in piccoli pezzetti, adatti ad essere afferrati con le incerte mani di un neonato e triturati dalle sue robustissime gengive, in modo da allenare le mandibole. Onde evitare rischi di soffocamento, abbiamo sempre evitato di dare forme tondeggianti ai cibi, avendo cura di tagliare chicchi di uva, olive o simili.

Durante il primo periodo il contatto di Daphne col cibo è stato di pura esplorazione, limitato a piccoli assaggi e con il grosso della sostanza che continuava a provenire dal latte materno; poi però la bambina ha progressivamente ma inesorabilmente aumentato la propria quota di cibi solidi, sviluppando in maniera spontanea tecniche molto efficaci ed ingegnose.
Ad esempio, ogni volta che la bocca risultava troppo piena, lei protendeva le mani verso un bicchiere d’acqua, noi glielo accostavamo alle labbra e lei si liberava dell’eccesso con un movimento che non saprei imitare, ma di grande efficacia e che prevedeva l’ingresso di acqua in alto e l’uscita del cibo in basso.

Una cosa molto importante che abbiamo imparato sono le tecniche di disostruzione da praticare in caso di emergenza, così come l’accortezza di lasciar tossire chi sta tossendo, senza battergli sulla schiena né ostacolare in alcun modo la tosse. Una buona descrizione delle tecniche, che sono utili non solo per i bambini ma anche per gli adulti, è presente in questo video  della Croce Rossa Italiana oppure in questo video Facebook della Famiglia Pozzoli, ma consigliamo comunque di seguire un corso.

La tecnica di svezzamento da noi seguita è comunemente detta autosvezzamento in quanto si fonda sull’idea che il bambino non abbia bisogno di speciali pappine o di alimenti tutti suoi, coerentemente col concetto ribadito più volte dalle linee guida OMS che il suo apparato digerente funzioni come quello di un adulto e analogamente a tutti quei meccanismi fondati su un mix di imitazione e progressività che stanno alla base di tutti gli altri processi di apprendimento nella prima infanzia.

Nei prossimi post parleremo dunque di autosvezzamento e alimentazione, entrando maggiormente nel dettaglio delle varie tematiche.

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