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Un lungo distacco

Dopo il post sull'inserimento al nido, vorremmo parlarvi di una piccola avventura che ci ha coinvolti a giugno: sono infatti dovuta partire da sola per l'Italia per 5 giorni, lasciando Daphne da sola con il papà e con l'aiuto di una bravissima baby-sitter.

Ancora una volta, la paura del distacco era più mia che sua, ovviamente, dato che la allatto ancora per farla addormentare e dato che siamo molto legate.

La sera prima della partenza, mentre facevo la valigia, si è messa a tirare fuori tutto. Il giorno dopo era sveglia alle 6:30, mentre noi speravamo dormisse ancora qualche minuto, in modo da finire di preparare tutto e poi portarla all'asilo. Invece, come spesso succede, i piani sono stati piacevolmente stravolti. E, con mia grande sorpresa, arrivati all'asilo si è messa a giocare, come se nulla fosse, e non ha quasi salutato.

Pare che durante la mia assenza sia stata tranquilla, tranne la domenica, esattamente a metà del periodo, quando Claudio mi ha chiamata per farmi parlare con una bimba in lacrime. Lei, però, non sembrava nemmeno accorgersi che le stavo parlando e, dopo pochi istanti, si è girata dall'altra parte, smettendo di piangere, e rimettendosi a giocare per i fatti suoi.

Passati ancora due giorni, finalmente io e mia madre siamo andate all'aeroporto a prendere Claudio e Daphne. Durante il viaggio in macchina mia madre aveva una piccola preoccupazione: il fatto che Daphne, dopo tutto questo tempo, mi avrebbe "fatto pagare" la separazione e si sarebbe appiccicata a me come una cozza, non permettendomi di vivere, e non considerando minimamente lei.
E invece...

E invece ecco i due uscire dall'aeroporto e Daphne mi ha a malapena salutata! 
Era tutta e solo per la nonna, perché non la vedeva da mesi ed era super contenta di riabbracciarla. Si è "accorta della mia presenza" solamente al momento di andare a letto, quando voleva essere allattata nuovamente.


Questa esperienza ci insegna che non dovremmo mai sottovalutare i nostri figli: anche se da genitori possiamo essere convinti che i nostri bambini siano talmente dipendenti da noi da impedirci di muoverci e viaggiare, la realtà è meno soffocante di come potrebbe apparirci ed i nostri figli hanno ampi margini di autonomia, a patto di essere circondati da fiducia e affetto.

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