Alcune persone descrivono l’esperienza dell’avere figli come opprimente, fastidiosa, limitatrice della libertà o comunque negativa: il neonato viene rappresentato come ingestibile, perpetua sorgente di frustrazione, pesante giogo e pastoia soffocante capace di imbrigliare il regolare scorrere della vita.
Nel nostro caso non è accaduto nulla di tutto ciò.
Daphne ha sicuramente avuto bisogno dei propri ritmi e dei propri spazi, ma non ci ha assolutamente impedito né di viaggiare, né di continuare a svolgere le nostre attività.
Nei primissimi mesi di vita, nostra figlia desiderava un alto contatto con noi, pertanto è stato sufficiente adottare tecniche di babywearing per seguitare a uscire a cena fuori, prendere parte a workshop medievali, visitare fiere espositive internazionali, andare a feste in piazza, organizzarle e poi continuare a viaggiare, fare passeggiate, ballare, anche per giorni interi o per intere serate, visitare musei e mille altre attività.
A dispetto di molte fosche previsioni della vigilia (“Godetevi la libertà adesso, che la pargoletta vi renderà la vita impossibile”), è importante sottolineare come noi non abbiamo dovuto rinunciare a nulla: ci siamo limitati a rimodulare le nostre attività in base al dato oggettivo che non eravamo più in due, ma in tre, e che uno di noi aveva di tanto in tanto bisogno di una pausa per l’allattamento o per il cambio pannolino.
Adesso Daphne sta crescendo, sta imparando a camminare ed è estremamente curiosa di scoprire il mondo intorno a lei; questo significa che spesso desidera muoversi in autonomia, camminando un po’ e, se ci troviamo in un ambiente chiuso, muoversi in esso per andarne ad esplorare le peculiarità: se fino a poco fa il suo unico interesse era costituito dalle persone, adesso sta iniziando a rivolgere la propria attenzione anche verso gli oggetti inanimati, mentre per il paesaggio o i grandi elementi architettonici è ancora troppo presto.
Anche l’alimentazione che veniva da taluni descritta come un incubo (“Dovrete sempre preparare pasti speciali per la bambina”) si è rivelata una tigre di carta, visto che Daphne mangia le stesse cose che mangiamo noi e quando siamo a cena fuori è difficile impedirle di rubarci le cose dai piatti; ad esempio al ristorante cinese è sempre molto delusa quando i ravioli... semplicemente finiscono.
Daphne ha sicuramente avuto bisogno dei propri ritmi e dei propri spazi, ma non ci ha assolutamente impedito né di viaggiare, né di continuare a svolgere le nostre attività.
Nei primissimi mesi di vita, nostra figlia desiderava un alto contatto con noi, pertanto è stato sufficiente adottare tecniche di babywearing per seguitare a uscire a cena fuori, prendere parte a workshop medievali, visitare fiere espositive internazionali, andare a feste in piazza, organizzarle e poi continuare a viaggiare, fare passeggiate, ballare, anche per giorni interi o per intere serate, visitare musei e mille altre attività.
A dispetto di molte fosche previsioni della vigilia (“Godetevi la libertà adesso, che la pargoletta vi renderà la vita impossibile”), è importante sottolineare come noi non abbiamo dovuto rinunciare a nulla: ci siamo limitati a rimodulare le nostre attività in base al dato oggettivo che non eravamo più in due, ma in tre, e che uno di noi aveva di tanto in tanto bisogno di una pausa per l’allattamento o per il cambio pannolino.
Adesso Daphne sta crescendo, sta imparando a camminare ed è estremamente curiosa di scoprire il mondo intorno a lei; questo significa che spesso desidera muoversi in autonomia, camminando un po’ e, se ci troviamo in un ambiente chiuso, muoversi in esso per andarne ad esplorare le peculiarità: se fino a poco fa il suo unico interesse era costituito dalle persone, adesso sta iniziando a rivolgere la propria attenzione anche verso gli oggetti inanimati, mentre per il paesaggio o i grandi elementi architettonici è ancora troppo presto.
Anche l’alimentazione che veniva da taluni descritta come un incubo (“Dovrete sempre preparare pasti speciali per la bambina”) si è rivelata una tigre di carta, visto che Daphne mangia le stesse cose che mangiamo noi e quando siamo a cena fuori è difficile impedirle di rubarci le cose dai piatti; ad esempio al ristorante cinese è sempre molto delusa quando i ravioli... semplicemente finiscono.
Abbiamo poi notato come Daphne tenda a condividere le nostre passioni (ovviamente al livello di una bambina di un anno e mezzo), ridendo e divertendosi con noi, forse perché si sente chiamata in causa, si sente parte della famiglia. La settimana scorsa eravamo interessati a vedere la finale di Eurovision Song Contest: lei ha capito che stava succedendo qualcosa di interessante e batteva il tempo con le mani invece di dormire.
Insomma, se volete fare un figlio e avete un parente o un amico che vi tartassa con frasi del tipo “Credimi, ci sono già passato e sarà difficilissimo: dovrete rinunciare a tutto, non avrete pace, la vostra vita sarà un inferno e rimpiangerete la libertà perduta”… beh, semplicemente non credetegli: avere figli è una cosa bellissima e, con un minimo di organizzazione, avrete modo di condividere tutti assieme i vostri interessi. Né fatevi spaventare da chi teorizza spese folli per soddisfare le mille richieste che il nascituro sicuramente avrà, spesso bisogni indotti generati più dal marketing che da reali necessità.
Quindi sì, organizzatevi, valutate problemi e soluzioni, ma senza panico né con la rassegnata amarezza di chi perde la libertà, poiché fare figli non è una prigione, ma un aprirsi a nuovi orizzonti.
Insomma, se volete fare un figlio e avete un parente o un amico che vi tartassa con frasi del tipo “Credimi, ci sono già passato e sarà difficilissimo: dovrete rinunciare a tutto, non avrete pace, la vostra vita sarà un inferno e rimpiangerete la libertà perduta”… beh, semplicemente non credetegli: avere figli è una cosa bellissima e, con un minimo di organizzazione, avrete modo di condividere tutti assieme i vostri interessi. Né fatevi spaventare da chi teorizza spese folli per soddisfare le mille richieste che il nascituro sicuramente avrà, spesso bisogni indotti generati più dal marketing che da reali necessità.
Quindi sì, organizzatevi, valutate problemi e soluzioni, ma senza panico né con la rassegnata amarezza di chi perde la libertà, poiché fare figli non è una prigione, ma un aprirsi a nuovi orizzonti.
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