Durante la gravidanza, il pancione cresceva e al pari di altri genitori anche noi abbiamo
iniziato a riflettere su come riorganizzare casa e su cosa dovessimo comprare per
il nascituro.
All'inizio eravamo certi di doverci trasferire in una casa più grande (la nostra è di due stanze e mezzo), poi abbiamo ragionato su come creare nuovi spazi, suddividendo in qualche modo una stanza, soppalcando o simili soluzioni fantasiose, ma i fatti successivi ci avrebbero dimostrato che ci stavamo preoccupando inutilmente.
Avevamo anche iniziato a preoccuparci di tutto l'armamentario che di solito è associato ai neonati, perché è risaputo che non si può vivere senza, così siamo andati in un negozio di cose per bambini, uscendone assai confusi ma con un preventivo a cinque cifre.
"Per forza la gente programma i figli con tanto anticipo" ci siamo detti "Guarda quanto costa un neonato! E quanto spazio occupano!"
Ma davvero tutte quelle cose erano indispensabili? Davvero l'unica possibilità per fare figli è quella di essere straricchi? Era evidente che c'era qualcosa che non tornava.
Grazie ad un'amica, ci siamo però imbattuti in un libro di Giorgia Cozza intitolato "Bebè a costo
zero". Oggi, a distanza di un anno, ringraziamo ancora quella lettura per averci aperto gli occhi, confermandoci come non occorra essere miliardari per avere dei figli e che molti degli oggetti fondamentali sono in realtà bisogni indotti.
Innanzi tutto, non è assolutamente necessario avere una camera separata per il bambino, la cui massima aspirazione è quella di dormire coi genitori, sentendosi in tal modo al sicuro. La cosiddetta pratica del co-sleeping durante i primi mesi (consigliata tra l'altro dall'OMS) consente in un solo colpo di risparmiare i soldi per culle e annessi, di migliorare la qualità della vita dei genitori evitando risvegli notturni causati da pianti disperati nonché quella del neonato, che si sente protetto, amato e con una comoda tetta a portata di mano tutte le volte che la desidera.
Vi sono poi un grandissimo numero di creme, cremine varie e prodotti di cosmesi rivolti alla mamma in gravidanza e al neonato del tutto inutili; per rendersene conto basta spesso andare a leggere l'INCI degli ingredienti.
E che dire di costosissimi vestiti che verranno usati per poche volte e mai più a causa della vorticosa velocità di crescita dei neonati? Un sano mercato dell'usato consente di abbattere notevolmente le spese e limitare moltissimo l'acquisto di capi nuovi, visto che gli usati sono spesso come nuovi.
Per quanto riguarda poi il binomio pannolini lavabili VS usa-e-getta (e inquina, e spendi...) vista la complessità e l'interesse dell'argomento, ne parleremo in un post dedicato.
Nel prossimo post recensiremo il libro di Giorgia Cozza nel dettaglio, ma vi anticipiamo sin da adesso che lo consigliamo a tutti i genitori futuri, presenti e, perché no?, anche passati (la nonna lo ha letto con estremo interesse).
L'acquisto è un momento di moderna estasi mistica: attraverso l'avere si cerca di dimostrare il proprio essere.
RispondiEliminaIo compro, dunque sono.
È la ricerca di un oggetto mistico e mitico (la pubblicità ce lo rende tale) : per mezzo di questo oggetto io, genitore reso insicuro dalla società, mi illudo di poter colmare la mia inadeguatezza; ma l'oggetto è illusione in quanto non sarà certo in grado di espletare i sogni che su di esso avevamo caricato e andrà a sommarsi a tutti i suoi predecessori, accumulandosi in una pila di cose acquistate sul brivido dell'illusoria soddisfazione e poi rivelatisi deludenti, inetti, inutili...
Ma ecco che le trombe del commercio squillano di rinnovata fanfara, presentandoci un nuovo oggetto mistico e mitico capace di risolvere ogni nostra ambascia e noi, novelli adoratori di questa pagana religione, ci affolliamo nei centri commerciali, templi della religione del consumo.
Ma né lo scaldabiberon a ultrasuoni, né il recinto autocullante, né il sapone musicale a draghetti sapranno mai colmare il gelo del nostro cuore.
Abbracciatevi e trovate nel reciproco affetto la cura ai vostri crucci, poiché non sarà l'acquisto una medicina.
La Nòttola di Atena